Architettura Paura ...

Siamo sempre alle solite. Niente di nuovo all'orizzonte. C'è così poco da fare che pure quel poco rischia di perdersi per strada....

Siamo sempre alle solite. Niente di nuovo all'orizzonte. C'è così poco da fare che pure quel poco rischia di perdersi per strada.
La questione amara è da individuarsi nella cattiva abitudine italiana per cui tutti credono di essere maestri in tutto. Esempio emblematico è l'architettura o comunque quelle attività satellite, e sono molte, che concorrono a darle un senso o tutto al più permettono che qualcosa si costruisca. Emblematico è il piglio con il quale un operatore particolare si crede capace di dare risposte generali; sia esso idraulico, piastrellista, elettricista, fabbro, operaio edile o semplice praticante. Principalmente manca educazione e rispetto dei ruoli oltre alla triste constatazione che molti non sono capaci neppure nel loro mestiere. Si incontrano allora tuttologi invadenti, supponenti e permalosi. Suscettibili nel momento in cui devono rientrare nei ranghi e stare alle direttive dell'architetto o professionista sbarbato, ma che per loro sfortuna sa il fatto suo.
Ecco che capitano e ricapitano degli episodi a cui io sono da molto tempo intollerante. Il piastrellista che nel posare piastrelle si crede il Filarete ( sarebbe miracoloso se lo conoscesse davvero  ) sentendosi offeso quando è costretto a riposarne qualcuna dato che aveva fatto un lavoro da cani. Qui non si tratta di un fatto personale ma di produrre architettura. Non credo possibile che questi omoni grandi e grossi si rivelino le prime donne dei cantieri.
Succede ancora che durante la costruzione di un'architettura entrino in collisione almeno una decina di teste, interne ed esterne al progetto, scoprendo che quelle bacate sono 8 su 10. Questa poi è una stima ottimistica. Non accade mai diversamente e si sprecano pareri, opinioni unite a soluzioni campate per aria. La tragedia peggiore direte voi? No quella ha da venire: la committenza ascolta tutte otto le teste marce andando in profonda confusione, più di quanto già non lo fosse.
Io mi annovero tra gli inguaribili ottimisti: un barlume di speranza ancora c'è. I progetti di Architettura fanno così tanto paura che non è possibile snaturalizzarli, nonostante 8 teste su 10 proveranno di tutto per impoverirli. Anche all'ignoranza c'è un limite.
Quando l'Architettura si spoglia di tutte le certezze che rendono l'ignorante un maestro, ecco che questo abbandona la cattedra.

m.t.

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