Prima Casa Passiva: modello di spazio domestico

Una questione attuale e impellente che dovrebbe interessare tutti noi a diversi livelli è quella dell'edilizia sociale. Meglio dell...

Casa Passiva Lago di Garda Verona

Una questione attuale e impellente che dovrebbe interessare tutti noi a diversi livelli è quella dell'edilizia sociale. Meglio dell'architettura sociale:architettura dell'abitare.
Stiamo andando a vele spiegate verso la quasi totalità del realizzarsi della vita nel contesto urbano. Non è possibile sottrarsi dal pensare la casa come espressione di qualità e soddisfazione di bisogni della società contemporanea.
Se il diritto alla casa e al territorio era già avvertito nelle memorie degli anni settanta del novecento, ora più che mai si assiste alla rincorsa di una casa per tutti ( o per quasi tutti) auspicando per l'architettura il ritorno ad un linguaggio senza tempo, di creatività mai ostentata, pregno di qualità relazionali nonchè progettuali tra spazio collettivo e quello privato.

L'Italia si trova a rincorrere in Europa, ma indubbiamente pure al di fuori del vecchio continente, un primato che in architettura non le appartiene più da secoli. Dopo essersi arenata nelle esperienze Ina-casa della ricostruzione, necessariamente avvenuta impiegando tecniche artigianali e mano d'opera non qualificata in un paese devastato e impoverito, ha sbandato all'imprevista ripresa del "miracolo economico" rispondendo per lo più con un linguaggio vernacolare, partorendo borghi tradizionali piuttosto che moderne espansioni urbane.

Una risposta quantitativamente rilevante che trascurò bisogni e desideri di coloro che avrebbero abitato le architetture. Per correggere il tiro si sbandò bruscamente dall'altra parte scegliendo di costruire opere di maggior effetto, che di certo non ridussero il divario tra l'edilizia residenziale economica italiana e quella delle altre nazioni. Nacquero il Corviale, le "vele" di Secondigliano a Napoli, le "lavatrici" di Genova, il Rozzol Melara a Trieste e altri, stigmati del post razionalismo profondamente frainteso.

Urge correre al riparo e azzerare il divario: rispondere con prrogetti di architettura alla continua richiesta di casa, rendendo disponibili costruzioni accessibili a famiglie profondamente cambiate e con un reddito più omogeneo ma sostanzialmente basso.
Oggi è in uso collocarsi nel mezzo, spalleggiati della critica feroce al modello dell'existenz-minimum colpevole di aver propinato spazi insufficienti alla vita. Ma quanto spazio è sufficiente? Quanto basta alla vita biologica e quale spazio vuole quella spirituale?
Occorre ripensare l'alloggio, la casa e il suo paesaggio in un contesto sociale mutante, dove convivono famiglie con membri eterogenei che si parlano solo per 45 minuti al giorno (ISTAT 2009), con natalità zero, in nuove forme di aggregazione o in rapida diffusione il modello "bamboccione" opposto ai casi del "do by yourself". 

Progettare socialità dove la socialità sta venendo a mancare; è indubbio che si inizi dalla casa e dagli spazi comuni ad essa dedicati. Scongiurando certo un errore di scala urbana dovremmo perseguire l'idea che ogni abitazione dia identità e autonomia, ma che abbia altresì un accesso da uno spazio pubblico o semipubblico.

E' la risposta di estudoquarto™ all'esigenza di casa.

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